Wynonna-Earp

E’ proprio più forte di noi, o di me.

Come la giri la giri, il west ti prende in un punto non definito della pancia che non può non piacerti. Che sia il west pulito e introspettivo di Justified, quello più tradizionale di Deadwood, che sia l’ultima fatica di Tarantino o un classicone, il west ti prende alle spalle e in fondo ti piace, anche quando è un baraccone cazzaro come Wynonna Earp.

 

E insomma. La trama è esile e di default inseribile nei guilty pleasure delle cose che “son cazzate ma mi fa troppo ridere guardare”: Wynonna Earp è l’erede di Wyatt Earp, vive ai giorni nostri ma gli Earp sono in qualche modo “condannati” da una maledizione che vede che le vittime (ma criminali/assassini/strupratori/ladri/stupratori) del passato tornano per tormentare gli Earp e tutta la loro stirpe. Add-on: Wynonna è il classico antieroe suo malgrado, che non vorrebbe, che non crederebbe ma che alla fine fa quello che deve fare.

 

Quindi quello che succede è: demoni, alla buffy, una sorellina piccola pedante e precisina, Wynonna che è cazzara come se non ci fosse un domani, parolacce, doppi sensi, spesso a sfondo sessuale e continuativi, varie forme di “machismo” di ogni tipo/dove. Insomma, un cocktail perfetto, nominate un ingrediente, esso è presente. Compreso un “non si sa come/non zombie ma in qualche modo sopravvissuto” Doc Holliday. Indolenza, fancazzismo, ignoranza, pistole, whiskey.

Eppure c’è qualcosa, al netto del “mi fa ridere”. E’ quella sensazione che, nel west, era in qualche modo importante e facile, sentirsi eroi. Sarà la frontiera, sarà il senso del “non ci sono regole”, sarà quel che sarà, ma prende.

 

Alla pancia.

Non dovrei guardarlo, ma guardo Wynonna Earp.

Buona visione anche a voi.

 

Perchè il west è sempre il west

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