Torna a grande richiesta (suono di risate in sottofondo) la categoria: GONG, guardare o non guardare. Il protagonista, come si evince dal titolo è “la casa di carta” (La casa de papel in originale, ovvero in spagnolo).

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Di Bart rykerScreenshot tratto dalla sigla iniziale, Copyrighted, Collegamento

E’ una serie televisiva spagnola bla bla, netflix, altro bla bla. Queste cose le sapete tutti, no? Veniamo a quello che conta: è da guardare oppure no?

Esiste un piccolo problema, almeno per me, nel parlare di questa serie: è l’effetto “capolavoro da facebook” ovvero, per un (breve) periodo praticamente tutti o comunque tanti, hanno fatto un tam tam allucinante su che capolavoro fosse questa serie, su quanto fosse assolutamente da vedere, e su che opera eccezionale/fresca/innovativa/imperdibile si andava a incontrare.

Di solito questo modello è molto pericoloso e produce più di un mostro: dal creare aspettative enormi, a rendere antipatico un prodotto prima ancora di vederlo per eccesso di esposizione (come? non hai visto la ‘casa de papel’? ahhhh capolavoro! CA-PO-LA-VO-RO).

Non è un approccio radical chic, è che davvero è un atteggiamento pericoloso, perchè tra le altre cose, la casa di carta NON E’ UN CAPOLAVORO.

Ovvero, non lo è se, nella vostra vita, avete già visto il fantastilione di film/telefilm/romanzi a cui DICHIARATAMENTE si ispira e omaggia e cita direttamente (o meno) di continuo. Quindi, non solo non è particolarmente originale, ma è anche un pò facilona in alcuni passaggi narrativi. Non è brutta, si lascia guardare, è divertente, è simpatica, è generosa. I capolavori, sono altra cosa, per fortuna.

Ma stiamo al format della recensione.

Guardare

  • Fotografia, estetica, ritmi. Sono diversi. Più europei, ma non cheap. Sono familiari, anche se la produzione è più “professionale” dove professionale significa standard noti e quindi americani. Non te l’aspetti da un prodotto del genere. Sembra decisamente una produzione da major, ma con gusti, e tempi non “semplicioni” come quelli che spesso appartengono agli statiunitensi. In questo senso è un sapiente mix che pesca dal meglio delle esperienze tvshow dei due mondi.
  • Ti prende. Non per genialità della trama, forse più per sapienza nel dispiegarla, ma colpisce nel segno in quello che è l’obbiettivo base di ogni serie tv, invogliarti a vedere la prossima puntata.
  • Le caratterizzazioni, proprio perchè derivano da un mondo televisivo diverso, sono meno ovvie e stereotipate (ma fino a un certo punto) dal solito, e tanti personaggi evolvono lungo la serie in modo non necessariamente banale.

Non guardare

  • E’ inutile girarci intorno: è un heist movie fatto e finito (o heist show se preferite), la solita storia di banda di criminali più o meno geniale/problematica/disfunzionale o quello che vi pare VERSUS colpo grosso a cui nessuno avrebbe il coraggio di fare/pensare/realizzare tranne i nostri. Il tutto, spalmato di traverso da suggestioni tarantiniane e similiari. Insomma, è Ocean’s Eleven girato da un Tarantino con voglia il giusto. La “genialità” è tutta qui. Ovvero non c’è. Sono due terreni ampiamente battuti, codificati, canonizzati, in cui, è difficile “sbagliare” per un discreto mestierante.
  • Come spesso succede con i trilleroni lunghi (ormai le serie sono film di 12/15 ore) tante logiche vengono genuinamente “sospese” all’altare della narrazione, ma c’è un limite per non scadere nel ridicolo. Qui il filo è MOLTO tirato, si passa da tecnologie puro trigger (le solite quando si ha a che fare con computer e cellulari) a incapacità tecnologiche  improponibili, in un mondo come il nostro dove, anche se non sei un tecnico, alcune cose fanno alzare davvero più di un sopracciglio.
  • Il genio non è cosi genio se devi fare gli altri cosi scemi. E’ un effetto che succedeva ad esempio in dexter. Per rendere “la pressione” del geniale personaggio, tocca fare scemi tutti gli altri. Che va bene prendere UNA cantonata, ma prenderne in continuazione diventa un po’ imbarazzante. Si lega al concetto di cui sopra, è chiaro il “trigger” narrativo, ma sarebbe bene che si tentasse di mascherarlo un filo. O si rischia, per tentare di far “rischiare” il geniale personaggio x, di far passare tutti per idioti colossali, cosa che succede un pò troppo spesso nella serie.

giudizio finale: GONG?

Si, ma con un paio di distinguo: se l’approciate sull’onda lunga de “non hai visto CA-PO-LA-VO-RO” e avete un minimo di senso critico e un filo di esperienza cinematografica/televisiva, rimarrete mediamente delusi. Se non vi piace il genere trillerone/colpogrosso e siete allergici alle trame un pò collegate alla buona, anche. Per il resto rimane un ottimo passatempo, una serie godibile, che invoglia a essere vista fino alla conclusione, che ha tanti motivi per essere un pò diversa dal solito.

giudizio: bella prova.

[guardare o non guardare] la casa di carta

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